AI per il marketing: quando aiuta e quando rischia di creare danni
L’AI non sostituisce l’impresa: la amplifica
Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale è diventata protagonista anche nel marketing.
Molti la vedono come una scorciatoia.
Altri come una minaccia.
La verità è più equilibrata: l’AI è uno strumento.
Può accelerare il lavoro, ma non può sostituire metodo, giudizio e identità.
Quando l’AI aiuta davvero
Per una PMI l’AI può essere utile in attività ripetitive o di supporto:
•generazione di bozze,
•analisi dei dati,
•sintesi di documenti,
•classificazione dei contenuti,
•assistenza nella ricerca.
L’AI è un acceleratore operativo: permette di fare prima ciò che si è sempre fatto.
Quando l’AI crea danni
I rischi nascono quando si delega troppo:
•contenuti generici,
•tono incoerente con l’identità reale,
•errori non verificati,
•campagne costruite senza strategia.
Il pericolo maggiore è l’omologazione: tutte le imprese finiscono per comunicare allo stesso modo.
L’AI non deve prendere decisioni al posto dell’impresa.
Deve potenziarne le scelte.
AI e identità: il punto più delicato
L’identità non può essere generata.
Va custodita.
Il rischio principale per le PMI è perdere autenticità: comunicare con un tono che non appartiene all’impresa, creare contenuti che non riflettono il lavoro reale, promettere ciò che non si può mantenere.
L’AI deve essere al servizio del brand, non il contrario.
Un uso responsabile
Un buon uso dell’AI si basa su tre regole:
1.Supervisione umana sempre
2.Nessuna delega completa della creatività
3.Contenuti che rappresentano davvero l’impresa
L’etica non è un optional: è ciò che determina la credibilità.
L’AI è una leva, non una scorciatoia
Usarla bene significa accelerare, non sostituire.
Portare ordine, non confusione.
Aumentare efficienza, non perdere identità.
L’AI è uno strumento potente.
E come ogni strumento potente, richiede responsabilità.
Mauro Paissan
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