Occupazione: segnali positivi, ma la sfida resta quella della sostenibilità del lavoro
I dati diffusi da ISTAT relativi a giugno 2025 offrono uno spaccato in chiaroscuro del mercato del lavoro italiano. L’incremento di 363mila occupati rispetto all’anno precedente rappresenta senza dubbio un segnale incoraggiante, così come il rafforzamento delle posizioni lavorative a tempo indeterminato (+472mila) e la crescita degli autonomi (+190mila), a fronte di un netto calo dei contratti a termine (-299mila).
A livello nazionale il tasso di occupazione si attesta al 62,9%, con una lieve crescita su base mensile (+0,1 punti), ma con una forte disparità tra uomini (71,5%) e donne (54,2%). Allo stesso modo, il tasso di disoccupazione generale cala al 6,3%, con una contrazione sia nella componente maschile (5,7%) che femminile (7,0%).
Ma è soprattutto il dato giovanile a richiedere un’attenzione particolare: il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni, pur in calo di 1,4 punti percentuali, rimane elevato al 20,1%. L’occupazione giovanile si ferma al 18,9%, segnale che resta la necessità urgente di costruire percorsi più solidi tra formazione, competenze e ingresso nel mondo del lavoro.
Quali lezioni per il Trentino?
Nel nostro territorio, storicamente caratterizzato da un tasso di occupazione superiore alla media nazionale e da un tessuto imprenditoriale dinamico ma fortemente ancorato alla micro e piccola impresa, questi dati offrono uno spunto di riflessione importante.
L’incremento degli autonomi su scala nazionale è un segnale che può trovare un’eco positiva in Trentino, dove il lavoro autonomo e l’imprenditorialità diffusa rappresentano una componente essenziale dell’economia locale, in particolare nei settori del turismo, del commercio e dei servizi. Tuttavia, è fondamentale garantire che la crescita dell’occupazione sia accompagnata anche da una crescita della qualità, della stabilità e della sostenibilità del lavoro.
Serve attenzione al fenomeno della polarizzazione, che rischia di accentuarsi: da un lato lavoratori ad alta qualificazione e protezione, dall’altro segmenti più vulnerabili, con basso valore aggiunto e ridotte tutele. Un pericolo particolarmente concreto per alcune categorie del lavoro autonomo e dei servizi.
Donne e giovani: la doppia sfida
La persistente disparità di genere nei tassi di occupazione e la difficoltà strutturale dei giovani a inserirsi stabilmente nel mercato del lavoro sono due elementi che toccano da vicino anche il nostro contesto provinciale.
Dobbiamo insistere su politiche attive mirate, flessibili e territoriali, capaci di accompagnare le transizioni lavorative e formare nuove competenze. Il sistema Trentino ha gli strumenti per fare da laboratorio nazionale, ma serve il coraggio di rafforzare le sinergie tra pubblico, imprese e rappresentanze sociali.
Ridurre il cuneo fiscale per migliorare le retribuzioni
In questo scenario, resta ancora irrisolta una delle questioni più gravi e strutturali del nostro mercato del lavoro: l’insostenibile livello del cuneo fiscale. La tassazione sul lavoro in Italia è tra le più alte d’Europa e rappresenta una vera e propria zavorra che frena la competitività delle imprese, scoraggia l’occupazione e comprime le retribuzioni nette dei lavoratori.
Non si tratta più solo di una priorità: è una necessità. Senza un intervento stabile, incisivo e strutturale sul costo del lavoro, sarà impossibile per le imprese – in particolare per le micro e piccole attività, ma anche per quelle più strutturate – sostenere percorsi di crescita, investimenti su capitale umano e miglioramento delle condizioni salariali. Il Trentino, con la sua vocazione produttiva, turistica e di servizi, ha bisogno urgente di politiche che riducano la pressione fiscale sul lavoro e che rilancino il valore dell’occupazione come leva di benessere e sviluppo.
Ridurre il cuneo fiscale non è un favore alle imprese: è un atto di giustizia economica e sociale, l’unico capace di restituire centralità al lavoro e dignità a chi lo offre e a chi lo svolge.
In conclusione. L’Italia, e con essa il Trentino, sta mostrando segnali di resilienza e capacità di adattamento sul fronte occupazionale. Ma i numeri da soli non bastano. La sfida ora è di natura qualitativa: servono lavoro stabile, inclusivo, accessibile alle donne e ai giovani, e orientato alla transizione digitale, ambientale e sociale.
È altrettanto urgente garantire la sostenibilità del costo del lavoro per aziende e imprenditori, specialmente in un contesto di incertezza economica e aumento dei costi operativi. Senza un equilibrio tra esigenze d’impresa e tutele per i lavoratori, ogni strategia di crescita rischia di essere compromessa.
È in questa direzione che, come Confesercenti del Trentino, continueremo a impegnarci: per un’economia che non lasci indietro nessuno, che metta al centro il lavoro di qualità e che costruisca opportunità concrete per il nostro territorio.
Mauro Paissan
Presidente Coordinamento Provinciale Imprenditori
Presidente Confesercenti del Trentino