Abbiamo le PMI migliori in Europa, ci serve una visione all’ altezza

Nov 23, 2025 | Blog, Confesercenti

Abbiamo le PMI migliori in Europa, ci serve una visione all’altezza

“Le PMI tengono l’Italia nel gruppo di testa, ma senza una strategia per Nord Est e Trentino rischiamo di sprecare il loro valore”.

Le imprese italiane non sono il problema, sono la condizione per restare tra i Paesi che contano.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Ufficio studi CGIA di Mestre, l’Italia ha una struttura produttiva unica in Europa. Le nostre piccole e medie imprese sono il 99,9 per cento del totale, danno lavoro a oltre tre quarti degli occupati e generano quasi due terzi del fatturato e del valore aggiunto nazionale. Nel segmento da 10 a 249 addetti, le PMI italiane sono perfino più produttive delle omologhe tedesche, con un differenziale positivo di oltre quattromila euro per addetto.

Quando si passa dai luoghi comuni ai numeri, emerge una verità semplice. Non siamo nel G20 nonostante le PMI, siamo nel G20 grazie alle PMI, ai loro imprenditori e ai lavoratori che trasformano qualità, artigianalità, gusto e design in prodotti riconosciuti in tutto il mondo.

La narrazione che attribuisce alle piccole imprese ogni ritardo del Paese, dai salari alla ricerca, è comoda ma ingiusta. Il rapporto CGIA lo dice con chiarezza. Il vero punto debole del sistema italiano non è l’eccesso di PMI, è la carenza di grandi imprese nazionali, un fenomeno che negli ultimi quarant’anni ha ridisegnato interi settori.

Le privatizzazioni, la globalizzazione e la fine delle grandi partecipazioni pubbliche hanno ridotto il numero dei grandi player in comparti chiave, dalla chimica all’acciaio, dall’informatica all’automotive. In questo quadro le PMI hanno tenuto il Paese agganciato all’economia globale, spesso senza un ecosistema adeguato di capitali, infrastrutture, servizi e politiche industriali.

Se guardiamo al Nord Est, questa fotografia è ancora più evidente. Qui la dorsale produttiva è fatta di migliaia di micro, piccole e medie imprese, spesso organizzate in filiere e distretti, che assicurano il 76 per cento dell’occupazione e tengono insieme territori, comunità e lavoro. È un modello che ha dimostrato di saper competere, ma che oggi si trova stretto tra transizioni tecnologiche, costi in crescita, nuove regole e tensioni geopolitiche.

Senza una strategia nazionale che consideri le PMI non come un problema da ridurre, ma come un patrimonio da far crescere, il rischio è doppio. Da un lato si perdono pezzi di manifattura e di terziario avanzato, dall’altro si indebolisce la capacità dei territori di offrire lavoro stabile e di qualità.

In questo scenario il Trentino è un caso emblematico. Nella nostra provincia quasi otto occupati su dieci lavorano in micro, piccole e medie imprese, nel commercio, nel turismo, nei servizi, nelle piccole industrie, nell’edilizia e nell’impiantistica. È grazie a loro se i centri urbani restano vivi, se le valli sono presidiate, se il territorio mantiene un equilibrio tra economia e comunità.

Per questo, quando parliamo di produttività, salari e innovazione, non possiamo permetterci analisi superficiali. Servono politiche che aiutino le imprese a rafforzarsi, a capitalizzarsi meglio e a investire di più in formazione, tecnologia e organizzazione. Serve una finanza di prossimità che sostenga davvero il terziario e le filiere delle piccole imprese, non solo i grandi progetti.

Il Trentino, e più in generale il Nord Est, può diventare il laboratorio di una nuova politica per le PMI italiane. Una politica che metta al centro tre parole molto concrete: crescita, qualità, fiducia.

Crescita, perché le imprese vanno accompagnate nel passaggio da micro attività a realtà strutturate.

Qualità, perché il nostro vantaggio competitivo si gioca sulla competenza, non sul costo del lavoro.

Fiducia, perché senza relazioni solide tra istituzioni, imprese e lavoratori nessuna strategia dura nel tempo.

Se sapremo leggere fino in fondo il messaggio che arriva dai numeri, capiremo che il futuro del Paese passa da chi ogni giorno apre un negozio, un laboratorio, un albergo, un ristorante, un cantiere, un esercizio di prossimità. Le PMI sono la nostra migliore garanzia di tenuta sociale ed economica. Sta alla politica, alle associazioni, al sistema del credito e alla pubblica amministrazione offrire loro una visione all’altezza di questa responsabilità.

A partire dal Trentino, dove difendere e far crescere la spina dorsale delle piccole imprese significa scegliere il tipo di territorio che vogliamo essere nei prossimi anni. Un territorio capace di stare in Europa non solo con i numeri, ma con la qualità del proprio sistema di imprese.

Mauro Paissan
Presidente Confesercenti del Trentino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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