Performance advertising: come riconoscere le metriche che contano
I numeri non servono per impressionare: servono per decidere
Le campagne digitali generano dati.
Tanti. Forse troppi.
Il rischio è concentrarsi sui numeri sbagliati e ignorare quelli che determinano davvero la crescita.
Il performance advertising non è un esercizio tecnico: è un metodo di decisione.
CTR: attenzione non significa conversione
Il CTR misura quanti clic genera un annuncio.
È un indicatore utile, ma non decisivo.
Un CTR alto può indicare interesse, ma non garantisce risultati.
Non si vive di clic: si vive di contatti e vendite.
CPL: il costo del contatto qualificato
Il CPL è una metrica chiave: indica quanto costa ottenere una persona interessata.
Non tutti i contatti hanno lo stesso valore.
Un contatto poco qualificato è solo un numero in più.
Un contatto qualificato è un’opportunità in più.
ROAS: la metrica più importante
Il ROAS misura il ritorno sull’investimento pubblicitario.
Per una PMI è l’indicatore che conta davvero:
dice se una campagna genera valore o solo visibilità.
Un ROAS positivo significa che la campagna è sostenibile.
Un ROAS negativo indica spreco.
La qualità del traffico: il dato più trascurato
Molte imprese guardano solo ai numeri globali.
Ma ciò che conta è chi arriva sul sito.
Un buon advertising porta persone in target.
Un cattivo advertising porta chiunque.
E quando arriva “chiunque”, i costi aumentano e le vendite non crescono.
Le metriche non sono numeri: sono scelte
Saper leggere le metriche significa evitare sprechi e investire meglio.
Le campagne funzionano quando:
•portano valore,
•costruiscono relazioni,
•generano clienti veri.
Il resto è rumore.
Mauro Paissan
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