Consumi in frenata, potere d’acquisto eroso
Serve una svolta fiscale reale
Dopo i dati estivi sulle vendite al dettaglio, che avevano già segnalato un calo diffuso nei negozi di vicinato, i nuovi numeri diffusi dall’Istat confermano ciò che da tempo denunciamo: la ripresa dei consumi resta un’illusione ottica.
Secondo le stime Confesercenti, nel 2024 la spesa complessiva delle famiglie è cresciuta in termini nominali di appena lo 0,6% rispetto al 2023, ma al netto dell’inflazione si traduce in una frenata reale di circa 4 miliardi di euro.
Rispetto al 2019, le famiglie italiane dispongono di oltre l’11% in meno di potere d’acquisto, pari a 3.400 euro in meno l’anno, una perdita strutturale che pesa in particolare su alimentari e beni essenziali.
Un terzo dei nuclei familiari dichiara di aver ridotto quantità o qualità degli acquisti per contenere i costi: un segnale chiaro di disagio economico che attraversa l’intero Paese.
Dietro la stabilità dei valori medi si nasconde una realtà fatta di rinunce e contrazione della spesa discrezionale. Le voci più rigide – casa, energia, trasporti – continuano ad assorbire la maggior parte dei redditi, comprimendo i consumi e indebolendo la domanda interna, che rappresenta oltre il 60% del PIL.
Senza un intervento deciso, il rischio è quello di una “stabilità stagnante”, che non genera crescita né fiducia.
Per invertire la rotta serve una riforma fiscale vera, che restituisca ossigeno ai bilanci familiari con tagli percepibili per i redditi medio-bassi, e non solo misure temporanee o bonus episodici. Liberare risorse per le famiglie significa ridare impulso anche all’economia reale: ogni euro che resta nel portafoglio dei cittadini si trasforma in acquisti, lavoro e sviluppo. Un primo passo concreto e immediato dovrebbe essere la detestazione delle tredicesime.
Il riflesso in Trentino: consumi deboli, centri urbani più fragili
Anche in Trentino questa contrazione si fa sentire. Pur partendo da livelli di reddito mediamente più alti, la nostra provincia non è immune dalla perdita di potere d’acquisto e dal conseguente rallentamento della spesa locale. I commercianti lo vedono ogni giorno: meno acquisti nei negozi di prossimità, maggiore attenzione ai prezzi, rinvio delle spese non essenziali.
Ogni euro perso in potere d’acquisto è un euro in meno che entra nei negozi, nei pubblici esercizi, nelle botteghe che tengono vivi i nostri centri urbani. Ecco perché la tenuta del commercio di vicinato – già messa alla prova da un’estate di vendite in calo – va considerata una priorità economica e sociale.
Cosa può fare l’amministrazione Provinciale.
Alla Giunta provinciale chiediamo che la Legge di Bilancio 2026 affronti questa sfida, intervenendo sugli strumenti di propria competenza:
• alleggerire la pressione fiscale locale – in particolare IRAP e addizionale IRPEF – per le microimprese e i redditi medio-bassi;
• sostenere il reddito disponibile attraverso misure di welfare territoriale e incentivi mirati ai consumi delle famiglie;
• rafforzare i programmi di rigenerazione urbana e i contributi per l’innovazione dei negozi di vicinato;
• promuovere una rete stabile di collaborazione pubblico–privato per valorizzare i servizi di prossimità come infrastruttura sociale del territorio.
Dobbiamo evitare che anche il Trentino scivoli in una “stabilità stagnante”.
Mauro Paissan
Presidente Confesercenti del Trentino