La trasformazione digitale è sempre più spesso al centro di discussioni ed eventi formativi nell’ottica di individuare nuovi modelli e prospettive. A ciò si aggiungono le nuove frontiere, ancora da esplorare, dell’intelligenza artificiale tra luci e ombre, opportunità e paure.
Se da un lato la IA promette progressi incredibili, dall’altro la gestione e l’utilizzo degli “algoritmi di apprendimento” pongono riflessioni di natura etica e deontologica.
Lo abbiamo visto con ChatGPT, strumento di elaborazione del linguaggio naturale che utilizza algoritmi avanzati di apprendimento automatico per generare risposte simili a quelle umane all’interno di un discorso e ultimamente anche con alcune foto (tra le quali quella del papa con un piumino bianco di un famoso brand di moda) generate da Midjourney, una delle tante piattaforme che permettono a chiunque di generare un’immagine con l’intelligenza artificiale a partire da una frase testuale.
La questione tecnologia della IA è ormai trasversale e pervasiva in ogni settore, è chiaro che ci troviamo di fronte a un trend che rivoluzionerà scenari e processi. Dobbiamo averne paura? No. Dobbiamo essere prudenti, consapevoli e preparati? Si.
La tecnologia non può sostituirsi all’uomo, può però semplificarne l’operato. I modelli economici e di sviluppo sono destinati a cambiare, anzi stanno già cambiando sgretolando certezze che davamo per acquisite. Ma per ragionare in grande e cogliere opportunità e vantaggi dobbiamo guardare anche al piccolo. L’impegno deve partire da un’inclusione digitale che ancora è a macchia di leopardo ed è riservata per lo più ai grandi, quando il tessuto economico trentino e italiano è, e resta, quello delle micro, piccole e medie imprese.
Dobbiamo permettere ai territori di crescere e svilupparsi. Dobbiamo dare maggiori strumenti tecnologici di apprendimento alle PMI. Parliamo di intelligenza artificiale ma siamo ancora fermi alla consapevolezza digitale.