Il termine comunicare, dal latino communicare, significa semplicemente mettere in comune. La comunicazione ha una responsabilità ed un ruolo forte, perché è un’espressione sociale, un mettere un valore al servizio di qualcuno o qualcosa: una comunità, un pubblico, una causa, un obiettivo. Questo è il suo principale compito.
Ma non basta pronunciare o scrivere per comunicare; la comunicazione si compie solo quando arriva al pubblico a cui si rivolge, viene compresa e diventa così patrimonio comune, per la costruzione di una discussione, di un sapere, di conoscenza, di riflessione, di cultura, di informazione, di condivisione, di partecipazione … di insegnamento.
“Raccontami e io dimenticherò, insegnami e potrei ricordare, coinvolgimi e io imparerò”. Queste parole furono pronunciate dal politico, scienziato, autore e giornalista americano Benjamin Franklin. In questa frase Franklin racchiuse il significato dell’apprendimento “attivo”, oggi conosciuto e sempre di più utilizzato nelle scuole e nei centri educativi in tutto il mondo. Pensate come è cambiata la vita di milioni di persone, proprio in tema di “insegnamento, sulla base di queste parole. Un cambiamento epocale. Certo non dall’oggi al domani, ma il cambiamento è avvenuto ed una parte di quello che noi oggi conosciamo ed abbiamo imparato è figlio anche di quel cambiamento.
La nostra generazione, quella dei nostri genitori, quella dei nostri nonni… è cresciuta accompagnata da una comunicazione più tradizionale: quella della parola scritta e stampata, e prima della parola “detta” di persona.
Ma già oggi e ancor più domani, non è né sarà più così. E’ un dato di fatto che magari possiamo far fatica ad accettare, ma rimane un fatto con cui dobbiamo confrontarci. Perché nella comunicazione è avvenuto un cambiamento altrettanto dirompente, incontrastabile e incontrovertibile, come quello citato prima in tema di insegnamento, con l’avvento e poi lo sviluppo verticale e trasversale delle tecnologie, applicate in tutti i settori del nostro quotidiano e che hanno trasformato anche il mondo della comunicazione.
Sono cambiati ed aumentati gli strumenti, e le potenzialità di comunicare e soprattutto di coinvolgere le persone a cui ci rivolgiamo comunicando, e con essi si sono adeguati i metodi, i modi, i linguaggi; con l’avvento e il repentino evolversi della tecnologia, la società è cambiata, così come le abitudini, le sensibilità e le aspettative.
Sottolineare che vi è un cambiamento non significa di conseguenza dire che esso sia sempre giusto e positivo. Rimane però, come un treno che, in stazione, è destinato a partire; noi abbiamo facoltà di prenderlo oppure no, di salire o rimanere in stazione…ma il treno partirà comunque. E’ nella natura umana sentirsi più sicuri nella continuità, piuttosto che nel cambiamento, nel percorrere la strada che abbiamo sempre fatto, piuttosto che nel scegliere una strada nuova.
Noi non abbiamo la possibilità di frenare il mutare degli strumenti, dei metodi, degli approcci e dei linguaggi della comunicazione, bensì piuttosto la responsabilità di metterci nelle condizioni di conoscerli, di imparare a “governarli” in modo responsabile e contemporaneo, di utilizzarli in modo efficiente ed efficace. Il fare come si è sempre fatto perché “abbiamo sempre fatto così” non è più sostenibile. Il mondo ci chiede qualcosa di diverso, perché ce lo chiedono le nuove generazioni, le prossime generazioni….ed anche le nuove e prossime generazioni di SAT.
Il tema in realtà non è “gli strumenti, i modi o i linguaggi che nella comunicazione sono cambiati,”: un sito web, le app digitali, i social, un video , una newsletter, una diretta Facebook e via dicendo. Sicuramente intercettare e cavalcare questa trasformazione è importante, perché fare questo ci consentirà di assolvere ancora meglio alla nostra mission.
Ma l’attenzione principale deve rimanere sui contenuti, perché è la qualità, oltre che la quantità, delle cose che diciamo che farà la differenza.
Essere più efficienti attraverso un ammodernamento e adeguamento degli strumenti e dei linguaggi che decideremo di utilizzare ci permetterà semplicemente di essere più efficaci nel dialogo con i pubblici a cui ci rivolgeremo internamente ed esternamente, ma ciò non significa tradire o rinnegare la nostra storia o i valori della nostra associazione che rimangono insieme a tutti i Soci il patrimonio più importante.
Cambiare il nostro modo di concepire la comunicazione in SAT, ci consentirà di raccogliere idee e sensibilità differenti, , ci permetterà di dare voce ad una base interna sempre più ampia e complessa, di parlare e coinvolgere le nuove generazioni ed intercettare forse maggiormente il loro interesse, di dialogare meglio e di più col nostro territorio.
Condivideremo così sempre più i nostri valori, affermeremo con più forza la nostra identità e la nostra mission, confermando dentro e fuori da Noi l’importanza del ruolo che SAT ha per tutta la nostra comunità, costruendo le basi per un’associazione sempre più forte e partecipata, capace di fare squadra con le istituzioni, di creare partnership con la società civile e con il mondo delle imprese, per garantirsi la continuità sotto ogni aspetto ed un ruolo di primaria importanza in Trentino anche per il prossimo futuro.
Mauro Paissan – commissione comunicazione e sviluppo SAT.