Sarà probabilmente per il fatto che si è creata molta aspettativa in questi ultimi mesi rispetto ai primi provvedimenti attesi del neo eletto governo Meloni. 

Sarà anche perché, mentre tutti aspettavamo una specie di miracolo, vista l’ennesima situazione di emergenza generale in cui ci siamo ritrovati, la maggior parte di noi cittadini in cuor proprio era consapevole che difficilmente il miracolo sarebbe realmente avvenuto e non per colpa del nuovo governo, ma più semplicemente perché la coperta da tempo è decisamente corta e per risolvere questo problema non servono miracoli. Sarebbe servito un passato differente e servirebbe per il futuro ben altro: serve audace discontinuità di decisioni rispetto al passato, appunto, e poi azioni concrete, coerenti e costanti nel tempo.

Sarà forse, infine, che nel frattempo, l’incedere delle settimane d’attesa delle buone notizie da Roma ci ha portati vicino al periodo del Natale, che per tutti quest’anno sarà per le note vicende un po’ più buio e un po’ più freddo, ma rimane pur sempre Natale: sinonimo di speranza e dell’avvento di un miracolo vero, per i credenti, ed occasione per molti altri di qualche giorno e qualche momento di festa, speriamo speciale, con un soffio dì serenità in più.

Sarà per questi ed altri motivi, ma il giudizio su questa manovra 2023, non può che essere a mio avviso “Sospeso”, e per ora un pò freddo come l’inverno che attende le imprese, i lavoratori e molte famiglie italiane: ci sono alcune luci per lo più per l’immediato, che vanno riconosciute ed apprezzate, ma c’è anche molto vuoto, più che ombra, ovvero assenza di decisioni e provvedimenti che diano risposte forti ai molti temi che da tempo sono invocate da imprenditori, grandi e piccoli, e lavoratori.  Ma è anche opportuno concedere ancora un pò di tempo e fiducia, per vedere se questa nuova guida politica prenderà nel prossimo futuro un passo diverso, così come la maggior parte degli italiani si aspetta.

In attesa, qualche considerazione sulla manovra, per la parte che riguarda direttamente imprese e lavoro.

CONTRASTO AL CARO BOLLETTE.                              
Bene la conferma del credito d’imposta, che si rafforza per il primo trimestre 2023. Un intervento in soccorso delle imprese energivore e gasivore ( passa da 40 a 45%) strangolate dall’aumento dei costi energetici. Altrettanto utile per la maggior parte delle imprese, anche per le più piccole come bar, ristoranti ed esercizi pubblici per cui il credito d’imposta sale dal 30 al 35%.  Insieme allo sconto carburanti, che per dicembre sarà però dimezzato, il provvedimento di contrasto al caro energia costa 21 miliardi ed assorbe la maggior parte delle risorse destinate a questa manovra.

SOSTEGNO AL CREDITO PER LE IMPRESE.                        
Bene il rifinanziamento del Fondo centrale di Garanzia  per le PMI, per 1 miliardo di euro; Mediocredito Centrale garantisce tutte le operazioni finanziarie, con determinate caratteristiche e specifici requisiti, direttamente finalizzate all’attività d’impresa concesse da banche (o altri soggetti finanziatori). Un aiuto fondamentale per contenere il rischio, sempre maggiore nei momenti di incertezza come questi, di stretta sul credito per molte piccole e medie imprese italiane.

TAGLIO DEL COSTO DEL LAVORO.                                
Dopo il provvedimento di contrasto al caro energia, quello sul cuneo fiscale era certamente il più atteso.  Quanto fatto però non può essere soddisfacente. Il classico caso della montagna che ha partorito il topolino. Speriamo però che sia solo un primo segnale, l’inizio di un percorso che porti nel prossimo futuro a decisioni coraggiose e sostanziali per la risoluzione di questo problema che è una zavorra sia per le imprese che per i lavoratori. Non possiamo oggi però dirci soddisfatti di un taglio di 3 punti  per i redditi più bassi (fino a 20 Mila euro) e di 2 punti invece per quelli fino a 35 Mila euro. Nella sostanza si tratta di pochi euro in più in busta paga per i lavoratori, un aiuto ancora troppo timido. Questo è quanto prevede il governo nella bozza di manovra. L’intervento sul costo del lavoro quota 4 miliardi di euro.

REDDITO DI CITTADINANZA    
Il problema, come spesso capita in Italia, non è tanto l’idea, quanto la sua attuazione: le regole, l’applicazione ed il controllo. Non vi è dubbio sul fatto che in un paese civile, lo stato debba impegnarsi per dare aiuto a chi si trova in difficoltà ed ha realmente bisogno di sostegno. Chi è senza prospettiva di occupazione rientra certamente in questo caso. Realizzato però come si è fatto con l’attuale reddito di cittadinanza, il meccanismo consente di collocarsi in area di comfort, diciamo così, disincentivando molti dei soggetti interessati a mettersi in gioco. E’ quindi buona l’idea di rivederlo nel 2023, molto meno condivisibile quella del toglierlo totalmente come il governo propone per il 2024. Un paracadute, serve. Facciamo in modo di assegnarlo a chi veramente ne ha bisogno e poi si facciano seriamente dei controlli periodici.

Giudizio rimandato quindi a tempi migliori, in attesa di migliori Notizie.

Mauro Paissan
Presidente Confesercenti del Trentino
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